Lettera aperta a proposito della Casa dello Sciopero e della giornata del 28

Posted: Febbraio 2nd, 2011 | Author: | Filed under: prassi, theoria | Commenti disabilitati su Lettera aperta a proposito della Casa dello Sciopero e della giornata del 28

Ci rivolgiamo a coloro che hanno espresso un qualsiasi interesse per la Casa dello Sciopero e a chi ha provato a fare della giornata del 28 qualcosa di diverso rispetto a ciò che doveva essere.

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Primo comunicato della Casa dello Sciopero di Milano, via de Amicis 16

Posted: Gennaio 26th, 2011 | Author: | Filed under: general, prassi, theoria | Tags: | Commenti disabilitati su Primo comunicato della Casa dello Sciopero di Milano, via de Amicis 16

Prima assemblea, prima notte

Ieri martedì 24 gennaio alle ore 17:30 è stata aperta la Casa dello Sciopero di Milano.
Gli occupanti si sono subito divisi in gruppi per allestire il posto, portare viveri e assicurarne la difesa.
Alle ore 21:30 ha avuto luogo un’assemblea aperta a cui hanno partecipato occupanti e sostenitori del posto. Si è deciso di andare a incontrare gli scioperanti dell’ATM nei vari depositi durante la giornata di oggi (mercoledì 26). Vari compagni hanno riportato i contatti in corso con altre realtà che si preparano allo sciopero del 28, le quali sono state tutte invitate a passare alla Casa dello Sciopero, per partecipare alle sue attività e proporre iniziative.
Tanti compagni sono rimasti a dormire nel posto, determinati a difenderlo in caso di sgombero.

Programma per oggi

Oggi mercoledì 26, la giornata è iniziata con una colazione davanti al posto, dalle ore 7:30 in poi. Volantinaggio, discussioni, e tanti sorrisi sulle facce dei passanti che vedevano per la prima volta un po’ di vita in una zona ormai quasi completamente colonizzata dalla merce e della sua logica di profitto.
Alcuni occupanti sono andati nei depositi ATM, mentre altri stampavano nuovi volantini e manifesti o preparavano nuovi striscioni.
Questo pomeriggio, l’Assemblea Metropolitana, che da più di tre mesi si incontra in Statale e che recentemente è stata ribattezzata Assemblea per lo Sciopero, avrà luogo nella Casa dello Sciopero. Tutti quelli che hanno voglia di organizzarsi per la giornata del 28 e oltre sono invitati a parteciparvi.

Suggestioni dall’estero

Questa idea della Casa dello Sciopero non è emersa dal nulla. In Spagna (settembre), in Francia (ottobre) e in Portogallo (novembre) sono stati aperti dei luoghi simili prima o durante i grandi scioperi dell’autunno. Due giorni fa è stata sgomberata la Nuova Casa dello Sciopero di Barcellona. La polizia catalana ha dovuto caricare il presidio che si teneva davanti per poter entrare e fare uso della forza contro i 418 occupanti. Nonostante questa sconfitta temporanea, i compagni di Barcellona ci fanno sapere che il morale è alto e che la voglia di continuare sulla stessa strada è forte.
Nonostante le loro differenze, tutte queste Case dello Sciopero che appaiono in Europa hanno un punto in comune. Si pongono la stessa domanda: come continuare lo sciopero oltre la giornata simbolica di sciopero generale? Come rendere lo sciopero permanente? Le risposte si stanno trovando poco a poco tramite queste esperienze. I compagni catalani avevano pubblicato un giornale intitolato Qual è il tuo sciopero? in cui pensavano alle forme possibili di sciopero in un mondo dove il lavoro ha conquistato tutti gli aspetti dell’esistenza, a un punto tale che non si riesce più a discriminare tra i momenti in cui lavoriamo e i momenti che sono ancora nostri. Perché tutto il nostro essere è stato messo al lavoro. Cosi si crea profitto, cosi siamo sfruttati fino ai livelli più intimi delle nostre esistenze: trasformando in valore la vitalità, l’energia, l’imprevedibilità dell’esistenza umana. Dobbiamo prendere in considerazione tutte queste forme di lavoro diffuso, e (ri)trovare modi per bloccarle. Dobbiamo anche considerare come la condizione operaia sia cambiata: i posti di lavoro in cui si è sempre più isolati, le forme aziendali in cui una contestazione tradizionale di tipo sindacale è completamente inefficace, il declino della solidarietà dovuto all’atomizzazione rampante delle singolarità, la messa in concorrenza della parte dei padroni e dei politici tra mano d’opera nata in Italia e mano d’opera immigrata, etc. A chi vede i limiti della forma tradizionale dello sciopero, a chi non crede più nelle favole dei vari sindacati e partiti politici, diciamo: venite a trovarci alla Casa dello Sciopero e vediamo di combinare qualcosa insieme!

Per trovarci:
via de Amicis, 16
MM2 Sant’Ambrogio / Bus 94 / Tram 3, 14


Manifesto della Casa dello Sciopero di Milano

Posted: Gennaio 26th, 2011 | Author: | Filed under: general, theoria | Tags: | Commenti disabilitati su Manifesto della Casa dello Sciopero di Milano

un punto d’incontro per andare oltre lo sciopero generale

La Casa dello Sciopero di Milano è un mezzo a disposizione di chi vuole usarlo.
E’ aperta nella misura in cui vuole rendersi raggiungibile.
E’ illegale nella misura in cui vuole essere efficace, determinata.

Idee, strumenti, strategie ed azioni sono alla base della sua costruzione. La Casa dello Sciopero non è uno centro sociale né uno squat. Esisterà finché ce ne sarà bisogno, finché finalmente non verrà superata.

Abbiamo bisogno di occupare perché necessitiamo di un luogo dove poter affinare tecniche e scambiarsi saperi in vista dello sciopero del 28. Squarciando il ritmo metropolitano diamo tempo e spazio per organizzarsi al di fuori del 28, in vista di uno sciopero o della fine di esso, per andare oltre.

1. Se il lavoro è ovunque, lo sciopero deve farsi diserzione

Considerando il destino della nostra esistenza, lo scatenamento totale di energia e la disciplina spietata a cui essa è sottomessa, le regioni intere immerse nel fumo e illuminate dalle ciminiere, le città dove si accumulano milioni di esseri, intuiamo con sgomento che non c’è più ormai nessun atomo estraneo al lavoro e che siamo tutti dedicati a questo processo frenetico. L’aspetto più importante di questa mobilitazione totale non è quello tecnico ma quello della disponibilità ad essere mobilitati.

La metropoli, momento storico in cui coincidono il massimo della circolazione con il massimo del controllo, mondo di flussi, di quantità, di variabili, è la nostra condizione. Il processo di metropolizzazzione non è tanto un cambiamento urbanistico, ma sopratutto una rivoluzione antropologica. Il campo di battaglia è il nostro proprio essere. La metropoli vince ogni volta che ci consideriamo noi stessi e i nostri simili dal punto di vista economico.

E’ proprio perché non abbiamo ancora preso la misura di questa rivoluzione che continuiamo ad agire politicamente in un modo inadatto all’epoca che viviamo. E’ per questo che tutte le forme politiche della politica classica, compreso lo sciopero generale sono destinate a fallire. E’ per questo che si sta inventando, sotteraneamente, dappertutto nel mondo, lo sciopero metropolitano.

2. Distruggere il mito dello sciopero generale, attuare lo sciopero metropolitano

Lo sciopero generale è innanzitutto un mito, uno dei miti fondatori della sinistra. La classe dei produttori che smette di produrre, abbattendo cosi la classe degli sfrutattori. Gli operai che ballano nelle fabbriche occupate. Lo sciopero generale è sempre più un’immagine, sempre più lontana e sfuocata. Non è il momento di averne nostalgia. Invece, è il momento di smettere di credere a questa favola e di volgere lo sguardo a tutte le forme di sciopero attuali che covano sotto l’apparente sconfitta del movimento operaio.

Nel vissuto quotidiano si aprono e si richiudono numerose crepe, momenti di sciopero diffuso in cui prendiamo il sopravvento sulla metropoli; comportamenti spontanei che la polizia identifica e isola come forme irregolari, illecite, illegali. Riprodursi e isolarsi in un ruolo specifico, essere studenti, essere lavoratori: rifiutando questo, lo sciopero prende la forma di una diserzione.

Non pagare il biglietto, marinare la scuola, mettersi in malattia, prendersi la merce, coprire chi se la prende; lo sciopero è centrale in ogni atto che ci rivela contro la metropoli. Le crepe aperte devono tardare il più possibile a richiudersi, possibilmente mai. Per questo si rende necessario la presenza di un luogo in cui poter costruire continuità e potenza in ogni atto scioperante. Un’occupazione che sia essa stessa un’intreccio di relazioni e di vissuto comune scioperante.

3. Non vogliamo soltanto smettere di lavorare, vogliamo che non ci sia più lavoro

Il nostro compito non è tanto di scoprire la nuova forma dello sciopero ma piuttosto quello di raccogliere tutte le pratiche che sono rimaste nell’angolo morto del movimento operaio classico. Non considerare più il nostro passato, la tradizione delle lotte, come una somma di memorie da preservare, da studiare o da dimenticare ma ritrovare le potenze storiche che non sono state attuate, perché niente di ciò che ebbe mai luogo è perso per la storia.

Non odiamo ciò che produce questo mondo, odiamo il fatto che vediamo ormai tutto il mondo come prodotto. Uscire dal punto di vista della produzione non significa solo andare oltre lo sciopero della produzione materiale e colpire anche la riproduzione, la circolazione, l’ideologia o il linguaggio. Perciò lo sciopero metropolitano è di chi rifiuta di definirsi a partire dal suo ruolo dentro (o fuori da) il rapporto di produzione.

Non c’è più nulla da rivendicare, non c’è più nulla da criticare, non c’è più nulla da rimproverare ai padroni o ai politici. Scioperare deve di nuovo essere considerato come un atto positivo, come l’invenzione di un tempo nostro al di là del tempo storico, come il ritorno di ciò che il lavoro sospende sempre: il dispiegamento della nostra propria attività, della nostra propria essenziale inoperosità.

4. Una politica all’altezza dell’assenza di opera dell’uomo

È necessario comprendere il carattere attivo e pratico dell’inoperosità, concetto che è facile da criticare per la sua presunta tendenza all’immobilismo, soprattutto in chiave politica. L’inoperosità, al contrario, si inserisce in un ampio contesto di disattivazione dell’economia, di riconsiderazione del valore della produttività, valore che nella nostra società sembra non essere mai messo in discussione, neanche dalla critica comunista al pensiero capitalista.

Lo sciopero permanente ci fa divenire inoperosi e ci apre alla potenza della prassi. Il paradigma dell’inoperosità è la festa: durante la festa gli uomini devono astenersi da qualsiasi attività. Proprio l’elemento della finalità produttiva è decisivo. Ciò che si fa nella festa non è, di fatto, diverso da ciò che si compie ogni giorno; ciò che si fa viene però reso inoperoso, viene dis-fatto, liberato e sospeso dalla sua “economia”, dalle ragioni e dagli scopi che lo definiscono nei giorni feriali (il non fare è, in questo senso, solo un caso estremo di questa sospensione). Se si mangia, non lo si fa per assumere cibo; se ci si veste, non lo si fa per coprirsi o ripararsi dal freddo; se si veglia, non lo si fa per lavorare; se si cammina, non è per andare da qualche parte; se si parla, non è per comunicarsi delle informazioni; se ci si scambiano oggetti, non è per vendere o per comprare.

Milano, il 25 gennaio 2011


Manifesto 28 gennaio

Posted: Gennaio 25th, 2011 | Author: | Filed under: foto, general, theoria | Tags: | Commenti disabilitati su Manifesto 28 gennaio


Io sciopero

Posted: Gennaio 25th, 2011 | Author: | Filed under: general, prassi, theoria | Tags: | Commenti disabilitati su Io sciopero

Tu scioperi

Lei sciopera, Lui pure

Noi vi scioperiamo

Voi siete stati scioperati

Loro scioperano ovunque

Il verbo scioperare è d’ora innanzi transitivo.

Scioperiamo le scuole: facciamo sparire i registri, bruciamo in massa i libretti delle giustifiche, scioperiamo il preside sigillando il suo ufficio.. disertiamo la noia delle aule e diamoci a pazza gioia nelle strade.. In molti tra i prof , come ringiovaniti in un giorno,saranno disposti a seguirci nel nostro errare senza voti né debiti, ma con compiti ben precisi di sabotaggio e di blocco. Ah che magnifica lezione ragazzi, oggi si studiano le barricate..

Scioperiamo le facoltà: la didattica paralizzata, gli esami saltati, i dipartimenti barricati impietosamente dai terminali elettronici destinati a nuovo uso. Gli uffici dei baroni diventano atelier per tutto quello di cui c’è bisogno. I baroni rincasano  petulanti e si indignano al telefono con il questore, che in quel momento ha ben altre gatte da pelare.      I laboratori si fanno officine e il rettorato un hotel di lusso. le lezioni ce le facciamo tra di noi. Chiunque ha qualcosa da insegnare lo mette a disposizione di chiunque lo voglia imparare. Qui discutono di fonti orali per la storia contemporanea, là di un possibile diritto nel tempo dell’abolizione di ogni codice penale. Guarda ci sono dei tizi che stanno progettando  qualcosa, ah sono della facoltà di ingenieria.. In quell’aula grande ci sono dei ragazzi che confezionano molotov, loro forse sono di chimica. In quell’altra si organizzano i turni di guardia, di cucina, di pulizia.. insieme a noi ci sono i lavoratori dell’università, in sciopero anche loro, e pure qualche sparuto, coraggioso,professore. Oggi le divisioni si superano una volta per tutte.   E li? Ah, qui ci sono una 20na di corpi che si rotolano confusi, ah però.. se la spassano proprio sti insorti.. e quello?? Si gongola tutto nudo tra le tette della sua procace collega di corso, mentre mette in bella mostra la toga in porpora e ermellino del Magnifico Rettore … chissà lui che brutta fine ha fatto!!

Scioperiamo le banche: le vetrine divelte, l’arredo ribaltato e messo in fiamme in mezzo alla strada. Cerchiamo intorno a noi qualche impiegato di filiale. Si proprio loro, quei “vincenzi” stressati e incravattati che ci propinano pacchetti di investimenti con sorrisi smaglianti, che vanno in palestra col suv e leccano di brutto il culo per fare carriera. Li cerchiamo ma non ne vediamo nemmeno uno. Vabbè, anche i sogni hanno dei limiti. Il contenuto dei forzieri, prontamente sventrati da abilissimi saldatori dei trasporti pubblici riconvertiti a Lupin del popolo, viene distribuito tra la folla.Casse comuni per la rivoluzione . Ecco che qualche impiegato ai gradini più bassi della gerarchia comincia a farsi vedere. Ma ora chi li distingue più dal resto della folla. Pace alla buona anima dei feticisti della proprietà privata. Noi vogliamo tutto per tutti. Subito.

Scioperiamo i supermercati: la sorte che tocca ipermercati, centri commerciali e gallerie di moda è pressoché identica a quella delle banche. Solo che qui è molta di più la gente che si serve del gozzo banchetto. Aspe’.. ma quella vecchina con un prosciutto in braccio l’ho già vista .. aaa è la stronza del piano di sotto.. minchia.. eppure sembrava sempre così depressa.. guardate come sgambetta.

Scioperiamo le fabbriche, gli uffici,le stazioni, i treni le metrò e i tram. Blocchiamo strade e flussi .Usciamo  dall’immobilismo della situazione bloccando tutto quello che ci rende freneticamente mobili. Occupiamo lussuose ville, espropriamo tutti i mezzi di cui abbiamo bisogno. Scioperiamo le sedi dei giornali, quelle inutili fabbriche di cazzate. Così forse faremo tutti uno sforzo per aprire gli occhi sulla realtà, senza chiuderli mentre dei cantastorie ce la romanzano.

Scioperiamo la metropoli in tutta la sua larghezza, lunghezza e profondità.

Scioperiamoci. Scioperatevi. Scioperiamo tutto tutti.

A QUESTO PUNTO E’NECESSARIO NOMINARE I GRANDI ASSENTI: POLIZIA, CARABINIERI, FUNZIONARI, LEGHISTI INFEROCITI, CITTADINI- PER- L’ORDINE-E- LA- DISCIPLINA, MILIZIE IMPERIALI VARIE.

A VOI LA SCELTA: A NOI FAREBBE SENZA DUBBIO PIACERE RIMANERE STUPITI, E VEDERVI PER UNA VOLTA, SCIOPERARVI PURE VOI. NESSUN RANCORE SE CI AFFIANCHERETE NEI SACCHEGGI, NELLE BARRICATE, NELLE FESTE E NELLE ORGE POST-INSURREZIONALI. SE VI SERVE UNA MANO PER SCIOPERARE I VOSTRI UFFICIALI CON UNA RAFFICA ALLA SCHIENA CHIEDETE PURE. NOI CI SAREMO. RICORDATEVI CHE PER VOI COME  PER TUTTI, LO SCIOPERO E’ UN ATTO DI DISERZIONE.

MA SE INVECE RIMARRETE NEI RANGHI. SE VI MANTERRETE I GUARDIANI DI UN ORDINE CHE NON C’E’. SE VOLGERETE I VOSTRI FUCILI CONTRO IL VOSTRO POPOLO E DARETE IL CULO AL POTERE. SE VI CONFERMERETE SERVI NON-SCIOPERABILI. BEH.. IN QUESTO CASO VI CONSIGLIAMO DI USARE TUTTA LA VOSTRA BRUTALITA’, PERCHE’ NOI NON ESITEREMO A  PASSARVI SOPRA COME TRATTORI OGNI VOLTA CHE AVREMO LA FORZAPER FARLO.

Comitato per lo sciopero generalizzato umano irreversibile  insurrezionale che viene