From Berlin. Sulle ultime attività scioperanti connesse agli sgomberi e ciò che ne consegue

Posted: Febbraio 5th, 2011 | Author: | Filed under: foto, il mondo in sciopero, prassi | Tags: , | Commenti disabilitati su From Berlin. Sulle ultime attività scioperanti connesse agli sgomberi e ciò che ne consegue

In Europa la questione delle metropoli, del loro sviluppo e della politica urbanistica, sta assumendo un peso politico che strategicamente non è possibile trascurare. Berlino, capitale europea che ha vissuto una situazione particolare per la storia che tutti conosciamo ha iniziato orami da qualche anno il suo piano di ristrutturazione. La sua storia recente (la caduta del muro è avvenuta poco più di 20 anni fa) sta facendo emergere ora, sul piano sociale e politico, la violenza dei processi di gentrification. Interi quartieri sono stati letteralmente strappati a persone che proponevano un’alternativa radicale all’abitare metropolitano (come è successo negli anni passati a Kreuzberg), altri stanno per completare la loro trasformazione (come sta accadendo a Friedrichshain, come è già accaduto in Prenzlauer Berg), altri ancora stanno entrando nel ritmo della metropoli che ha bisogno degli spazi alternativi delle sub-culture (come Neukölln). I risultati sono ovunque prevedibili: aumentano gli affitti, i luoghi in cui si concentra l’attività politica vengono sgomberati, le persone cambiano casa, le forme della socialità restano quelle del lavoro e del tempo libero. La presenza di uno stato sociale forte fa il resto: esistenza minima garantita per tutti purchè all’interno di questi parametri. Sei libero di essere punk, anarchico, disadattato, puoi persino sentirti un rivoluzionario, purchè all’interno del comportamento del buon cittadino.

Wir bleiben alle, è una campagna aperta dagli spazi liberati, il tentativo di risposta a questa violenza urbana. Nei giorni passati c’è stato lo sgombero del Liebig 14, Hausprojekt, spazio liberato, che si trova in una zona molto attaccata dal piano di ristrutturazione. La risposta della città, quella politicamente attiva, è stata violenta e rumorosa. Diverse manifestazioni partecipate, tantissime azioni sparse per tutta la città hanno scandito le ore che precedevano e succedevano allo sgombero. Tanti altri spazi, che hanno il difetto di essere politicamente attivi, sono a rischio perchè devono essere riconsegnati nelle mani degli speculatori.

61 poliziotti feriti e 82 arrestati è il bilancio delle notti di rivolta tra il 2 e il 4 febbraio. Diverse le strategie messe in atto: nuovi tentativi di occupazioni simboliche, infopoint con aggiornamenti su azioni e spostamenti della polizia aperti 24 h al giorno, la città in subbuglio per diverse ore. Alla distruzione dei luoghi simbolo del capitalismo (banche, multinazionali, templi del consumo etc.) si sono alternate fasi di scontro diretto con la polizia, accorsa in massa per lo sgombero e presente nelle zone più calde per difendere l’ordine. Le azioni decentralizzate hanno giocato un ruolo importante nella guerriglia: la polizia non avrebbe potuto difendere tutta la città contemporaneamente e non poteva prevedere gli spostamenti, cosa che invece non avviene nei classici cortei. Risultato pratico: se vogliono cambiare la città per farla diventare un tempio del consumo, devono spendere tanti soldi per riparare i danni. È necessario porre questo livello di resistenza. Ma è necessario anche andare oltre. La questione dell’abitare, cioè di come abitiamo gli spazi che attraversiamo diventa così, su un piano tattico sempre più urgente. Difendersi con lo scontro e la distruzione, attaccare con la messa in atto di nuove forme del vivere gli spazi è la posta in gioco che si presenta oggi. Inutile aggiungere che lo spazio per il  dialogo si è ormai chiuso: si può stare da una parte o dall’altra della barricata.


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