LA CASA DELLO SCIOPERO DI RENNES: “NON SIAMO TUTTI RMIsti SQUATTERS…”

Posted: Gennaio 26th, 2011 | Author: | Filed under: foto, general, il mondo in sciopero | Tags: | Commenti disabilitati su LA CASA DELLO SCIOPERO DI RENNES: “NON SIAMO TUTTI RMIsti SQUATTERS…”

La Maison de la gréve di Rennes fu occupata il 27 ottobre scorso, durante le lotte contro la riforma delle pensioni in Francia, per iniziativa dell’Assemblea Generale Interprofessionale divenendo un luogo di organizzazione delle lotte e di condivisione di progetti di vario genere tra i quali una fortunata mensa popolare. È stata sgomberata il 2 dicembre.

Articolo tratto da ” Le Mensuel de Rennes” del 10 gennaio 2011

[le domande sono state poste dai giornalisti per posta e le risposte sono state redatte collettivamente dagli scioperai della Casa dello Sciopero di Rennes]

D: Chi partecipa alla casa dello sciopero? Su quali principi funzionava la mensa?

R: Venivano dei salariati della Posta, dei ferrovieri, degli impiegati dell’ufficio delle tasse, incontrati durante il movimento contro le pensioni, degli studenti e dei precari. Le persone che si occupavano della vita del luogo erano tra le 100 e le 200: nelle commissioni, nelle azioni, nell’organizzazione dei concerti o di eventi, nelle officine, nelle istanze di decisioni. C’erano circa 70 persone a pranzo quattro volte a settimana. Per il pranzo di mezzogiorno, il contributo era fisso di due euro, per quello della sera il contributo era libero. Essenzialmente i pasti erano preparati a partire dalla produzione di agricoltori e di un panettiere che sostenevano la Casa dello Sciopero.

D: Voi dite che la casa dello sciopero è un insieme di persone che rappresentano solo loro stesse. Perchè allora piantare delle bandiere durante le vostre azioni?

R: Un certo numero di collettivi avevano delle attività nella Casa dello Sciopero in quanto gruppi (sindacati, partiti e collettivi politici, associazioni). Potete vederli nella lista delle “persone morali” che hanno manifestato il loro sostegno. in ogni caso le decisioni sono prese da delle persone non da dei gruppi, cercando l’accordo tra tutti.

D: Voi rimproverate al comune di portare avanti una politica che favorisce i più agiati. Non pensate allora che avreste potuto occupare un’altro palazzo invece che un’immobile destinato, appunto, alla salvaguardia dell’infanzia?

R: Noi abbiamo chiesto al comune di Rennes dei locali, nel pieno della lotta contro la riforma delle pensioni. Ce li ha rifiutati. Precedentemente questo palazzo accoglieva delle attività della CFDT [un sindacato francese].L’appoggio che questo sindacato ha dato alle differenti riforme delle pensioni non è sufficiente come simbolo?

D: Voi occupate delle case, vi attaccate alla rete idrica e all’elettricità, usate dei trasporti pubblici. Qualcuno di voi è studente o prende l’RMI [reddito minimo di inserzione]… Non avete l’impressione di aproffittare di quello che può offrire la collettività?

R: Noi non siamo tutti RMIsti, squatters, truffatori della metro. Molti tra noi lavorano nel privato o nel pubblico, alcuni hanno degli impieghi stabili, altri lavorano “a progetto” in alternanza con dei periodi di disoccupazione. Per altro quello che “permette” la società alla maggior parte delle persone è di sbattersi con 450 euro al mese. Il salario medio di un operaio non permette di ” approfittare” di nulla, ma semplicemente di sopravvivere. In queste circostanze l’esproprio non è semplicemente una scelta, ma una necessità. La società non “offre” mai nulla nella misura in cui ogni aiuto non è dato ma scambiato, in cambio del controllo, della pressione, etc. La domanda che ponete, in fondo, è: si può criticare qualcosa a cui si prende parte? Spero di sì. Perchè l’educazione e la sanità sono, almeno in linea di principio, gratuiti e l’acqua no? Né l’energia, né i trasporti? Non l’alimentazione? Nemmeno un funerale? Forse ne abbiamo meno bisogno? Il movimento operaio e comunista ha cercato di rispondere a queste domande, ciò ha portato nei nostri territori ai servizi pubblici gratuiti, occupando e “piratando” diverse reti noi rimettiamo queste problematiche in pratica e in crisi, direttamente. Noi facciamo una scelta, quella di dire che sì, come per molte altre cose, il denaro, come la proprietà, qui non hanno posto. Comunque noi non siamo soddisfatti della maniera in cui viviamo, sia che siamo squatters o salariati. La natura stessa di ciò che è prodotto, la maniera in cui è prodotto, la maniera in cui è ripartito, ci pone un problema. Una parte di noi lavora per fare in modo che degli altri mondi, più vivibili possano seguire all’economia capitalista. Cercando, qui e ora, di sperimentare altre maniere di produrre, di condividere, relativamente fuori dai circuiti statali o democratici. Tentiamo un doppio movimento: mettere in crisi la società attuale e sperimentare il suo superamento.

D: Le vostre azioni sono spesso dirette contro il Comune, perchè non manifestate mai davanti ai simboli dello Stato, quelli che dirigono la “politica securitaria” che voi denunciate?

R: Si manifesta anche davanti allla prefettura. Anche se è vero che durante questo movimento gli obiettivi non sono stati tanto l’UMP [Unione per il Movimento Popolare, partito di Sarkozi) o la prefettura, come succedeva durante il movimento contro il CPE [Contratto di primo impiego]. Ma in effetti non erano dirette contro il Comune. Si trattava piuttosto di bloccare “la società” (strade, stazioni, bus, centri commerciali) come stavano facendo gli scioperanti delle raffinerie e di sostenere le persone che avevano bisogno di aiuto nelle loro fabbriche.

Durante il movimento, il Comune, che avrebbe dovuto essere dalla nostra parte, dal lato di quelli che rifiutano il progetto del Governo, ha rifiutato che si mettessero degli striscioni sulla sua facciata mentre in genere ne mette per ogni tipo di campagne. Poi ci ha rifiutato dei locali. Fin qui, malgrado tutto, non ci sono state azioni contro di lui. Alla fine del movimento però ci ha sgomberato senza possibilità giuridica di difenderci, senza voler discutere con noi, distruggendo buona parte del nostro materiale con disprezzo e violenza. E’ in questo periodo che ci sono state delle azioni contro quello che ci ha fatto e contro i suoi progetti. Allo stesso tempo, infatti, il Comune porta avanti più o meno la stessa politica del Governo: chiusura di servizi pubblici locali, progetti rivolti alle classi dirigenti (Centri per i congressi,stazione, hotel di lusso), aumento della presenza poliziesca e delle telecamere di video-sorveglianza…e espulsione sistematica delle iniziative politiche chei non controlla. Noi non siamo del tutto stupidi, anche se ci stupiamo e non pensiamo che un comune “di sinistra” possa sgomberare un luogo nato da una lotta popolare alla caduta delle prime nevi.

D: Perchè l’estrema sinistra è particolarmete attiva a Rennes?

R: Non esiste una forza molto attiva a Rennes, nulla a che vedere con quello che è successo in Guadalupe o quello che sta succedendo in questo momento in Italia, in Grecia o in Inghilterra per prendere la misura di ciò che dovrebbe essere (e sarà) una forza politica veramente attiva.

Il movimento contro la riforma delle pensioni è stato un punto di svolta. Molti di quelli che prima non si incontravano mai hanno agito insieme. Delle pratiche offensive sono state riscoperte o si sono diffuse. Ma non sono qualche decina o centinaia di persone che cambieranno durevolmente il corso delle cose. Questo può succedere quando, in massa, la gente rifiuta, blocca, si ferma. Pechè non siamo stati più numerosi a bloccare? Perchè prestiamo ancora tanta fiducia alle centrali sindacali e ai partiti politici quando la loro attività è all’opposto del buon senso politico? Disperdono gli assembramenti nel momento in cui il potere comincia a vacillare, continuano a fare delle manifestazioni quando tutto indica che il potere teme le violenze di strada e la generalizzazione del blocco economico, propongono dei negoziati quando il rigetto di ogni collaborazione alla riforma è sempre stato chiaro. Si potrebbe dire che l’estrema sinistra sarà veramente attiva il giorno in cui la sua azione avrà una conseguenza sul resto del mondo. Il giorno in cui il Comune ( o il Governo) dovrà rivedere i suoi piani in seguito alle sue iniziative. Non siamo ancora a questo punto.